Cenni di storia
Ali della fantasia Fascinator - mia creazione
Non c’è dubbio che il cappello sia nato con l’uomo, per l’ esigenza primaria di coprire e proteggere, ma anche per comunicare uno stato sociale e di appartenenza.
Questo ha visto un’evolversi nel corso dei secoli della forma e delle dimensioni del cappello.
La caratteristica sempre presente nei cappelli femminili, è stata comunque la volontà di dare un tocco elegante e civettuolo al copricapo, con l'inserimento di tessuti preziosi, trine , merletti , fiori e piume.
A metà 800 i cappelli trovarono un ruolo fondamentale nell’abbigliamento, tanto che nessuno usciva di casa a capo scoperto.
Così importante fu l’uso del cappello che si svilupparono diverse tipologie di copricapo che, a loro volta, caratterizzarono varie categorie di persone, come cuochi, ferrovieri, balie, cocchieri….
E con la Belle Epoque, le donne sfoggiarono bizzarri cappellini decorati con piume, fiori, aigrette ….
Ma con la prima guerra mondiale, tutta questa leggerezza svanì, costringendo gli uomini al fronte e le donne al lavoro , alla ricerca di praticità e semplicità che si tradusse in abiti più comodi, capigliature più veloci ( taglio alla “maschietta”), cappelli semplici principalmente in feltro assomiglianti a campane, chiamate Cloche.
Gli anni '30 videro il trionfo di civettuoli cappellini indossati inclinati sulla testa, tripudio della fantasia e dell' ispirazione di designer, basti pensare al cappello-scarpa di Elsa Schiaparelli.
Con il secondo conflitto mondiale nuovamente la semplicità e la praticità dettarono legge.
E lentamente fecero il loro ingresso berretti di lana o di pelliccia o semplici foulard.
Ma intorno agli anni '50, assistiamo ad una rinascita dell’uso del cappello, declinato in ogni stile e soluzione:
da giorno, pomeriggio, cocktail, da cerimonia, dettato da esigenze stilistiche formali più che da reali necessità.
Le nostre mamme ricordano come uscire senza cappello fosse una cosa assolutamente sconveniente e quanto fosse importante l’uso appropriato degli accessori, che andavano opportunamente combinati dal cappello alle scarpe. Très Chic !
Dalla seconda metà degli anni 60 e negli anni 70, si assiste ad un relativo abbandono dell’uso del cappello, relegato a cerimonie importanti e a matrimoni, mentre ultima, Mary Quant si fece paladina del basco morbido e colorato, che tanto seguito avrebbe avuto sui giovani di quel periodo.
E noi? Per la prima volta in un mondo dove i ritmi sono accelerati, dove la praticità è la priorità assoluta nella nostra quotidiana lotta contro il tempo, abbiamo gradualmente disimparato come si vive sotto l’ala protettiva ma anche misteriosa e seducente di un bel cappello …… e il conformismo che ormai detta le regole si è preso l’ultima rivincita.
Io ho fatto in tempo da bambina, vista l’età, a portare i cappelli ( ricordo un cappellino di paglia bianco con una tesa larga annodato da un nastro blu con piccola frutta rossa come decorazione)…….
Ho ancora nella mente i cappelli della nonna, della mamma e delle zie tutti raccolti ora nella cappelliera dei ricordi……
Oggi però sembra di assistere ad un piccolo revival soprattutto tra le ragazze giovani, probabilmente contagiate da Kate Middleton, duchessa di Cambridge, che ha da tempo adottato l’uso di cappellini e fascinator.
E grandi idee e lavoro da parte di stilisti e modiste principalmente all'estero ( Inghilterra, Irlanda, America....) fa sperare che il gusto ed il piacere per un accessorio così importante si possa ritrovare.
In un mondo conformista e globalizzato, l’intervento creativo di ogni singolo è originalità, e originalità è anche scegliersi oggi il cappello giusto!
Questo ha visto un’evolversi nel corso dei secoli della forma e delle dimensioni del cappello.
La caratteristica sempre presente nei cappelli femminili, è stata comunque la volontà di dare un tocco elegante e civettuolo al copricapo, con l'inserimento di tessuti preziosi, trine , merletti , fiori e piume.
A metà 800 i cappelli trovarono un ruolo fondamentale nell’abbigliamento, tanto che nessuno usciva di casa a capo scoperto.
Così importante fu l’uso del cappello che si svilupparono diverse tipologie di copricapo che, a loro volta, caratterizzarono varie categorie di persone, come cuochi, ferrovieri, balie, cocchieri….
E con la Belle Epoque, le donne sfoggiarono bizzarri cappellini decorati con piume, fiori, aigrette ….
Ma con la prima guerra mondiale, tutta questa leggerezza svanì, costringendo gli uomini al fronte e le donne al lavoro , alla ricerca di praticità e semplicità che si tradusse in abiti più comodi, capigliature più veloci ( taglio alla “maschietta”), cappelli semplici principalmente in feltro assomiglianti a campane, chiamate Cloche.
Gli anni '30 videro il trionfo di civettuoli cappellini indossati inclinati sulla testa, tripudio della fantasia e dell' ispirazione di designer, basti pensare al cappello-scarpa di Elsa Schiaparelli.
Con il secondo conflitto mondiale nuovamente la semplicità e la praticità dettarono legge.
E lentamente fecero il loro ingresso berretti di lana o di pelliccia o semplici foulard.
Ma intorno agli anni '50, assistiamo ad una rinascita dell’uso del cappello, declinato in ogni stile e soluzione:
da giorno, pomeriggio, cocktail, da cerimonia, dettato da esigenze stilistiche formali più che da reali necessità.
Le nostre mamme ricordano come uscire senza cappello fosse una cosa assolutamente sconveniente e quanto fosse importante l’uso appropriato degli accessori, che andavano opportunamente combinati dal cappello alle scarpe. Très Chic !
Dalla seconda metà degli anni 60 e negli anni 70, si assiste ad un relativo abbandono dell’uso del cappello, relegato a cerimonie importanti e a matrimoni, mentre ultima, Mary Quant si fece paladina del basco morbido e colorato, che tanto seguito avrebbe avuto sui giovani di quel periodo.
E noi? Per la prima volta in un mondo dove i ritmi sono accelerati, dove la praticità è la priorità assoluta nella nostra quotidiana lotta contro il tempo, abbiamo gradualmente disimparato come si vive sotto l’ala protettiva ma anche misteriosa e seducente di un bel cappello …… e il conformismo che ormai detta le regole si è preso l’ultima rivincita.
Io ho fatto in tempo da bambina, vista l’età, a portare i cappelli ( ricordo un cappellino di paglia bianco con una tesa larga annodato da un nastro blu con piccola frutta rossa come decorazione)…….
Ho ancora nella mente i cappelli della nonna, della mamma e delle zie tutti raccolti ora nella cappelliera dei ricordi……
Oggi però sembra di assistere ad un piccolo revival soprattutto tra le ragazze giovani, probabilmente contagiate da Kate Middleton, duchessa di Cambridge, che ha da tempo adottato l’uso di cappellini e fascinator.
E grandi idee e lavoro da parte di stilisti e modiste principalmente all'estero ( Inghilterra, Irlanda, America....) fa sperare che il gusto ed il piacere per un accessorio così importante si possa ritrovare.
In un mondo conformista e globalizzato, l’intervento creativo di ogni singolo è originalità, e originalità è anche scegliersi oggi il cappello giusto!